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Tor di Quinto conobbe un forte impulso edilizio-urbanistico negli anni cinquanta e negli anni sessanta con l’espansione della zona nord della città.

Fino al 1930/40 Tor di Quinto era considerata una zona praticamente fuori città. L’ultimo “avamposto” prima di raggiungere Tor di Quinto era piazzale di Ponte Milvio, dal quale si poteva arrivare per mezzo di un tranvai (la linea 101) ad una delle propaggini settentrionali del quartiere, ossia il capolinea di via dei Due Ponti.

Il mezzo pubblico, chiamato dal popolo “er tranvetto” o anche “er 101”, collegava due zone che all’epoca dei citati periodi storici erano considerate remote dai più, anche se da Ponte Milvio(chiamato dal popolo romano ancora oggi “Ponte Mollo”) si potevano raggiungere facilmente un quartiere altolocato come i Parioli o il popoloso Flaminio.

I Parioli ospitavano la classe alta, il Flaminio la classe media, medio – alta e i ceti artigianali, Ponte Milvio la classe medio – bassa e operaia e anche artigianale, mentre Tor di Quinto, a causa della vocazione “campagnola” e “fuori porta”, ospitava una classe medio bassa come le sopracitate, ma anche un po’ contadina (i cosiddetti “vignaroli”, piccoli orticoltori/braccianti locali che operavano proprio in quelle zone ove ora vi sono numerose civili abitazioni) e data la situazione in quel momento, nella zona non c’erano case organicamente distribuite, ma una sorta di villaggio sparso su un territorio che andava da quello che oggi è corso Francia (alcune vecchie case del periodo sono ancora visibili) a via dei Due Ponti, passando per i pressi della caserma di Cavalleria che occupava, per questioni addestrative, anche le zone che sono ora di pertinenza dei Carabinieri e di un centro sportivo della Marina militare.

Inoltre, sul viale di Tor di Quinto (anche conosciuto come viale del Lazio) vi sono ancora antiche strutture di epoca umbertina, separate dai “Lancieri di Montebello” ove l’Arma di Cavalleria si addestrava e dove si disputavano tornei equestri di spessore nazionale e internazionale.

In tali strutture furono girate nel 1936 anche alcune sequenze della struggente pellicola “Cavalleria” con Amedeo Nazzari, Elisa Cegani, Ernst Nadherny, Enrico Viarisio, Anna Magnani, Mario Ferrari, Silvio Bagolini per la regia di Goffredo Alessandrini.

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